Risarcimento danno – Mobbing sentenza della Cassazione dell’1.12.2025
Con questa recente sentenza, la Cassazione, nel solco di una consolidata giurisprudenza, ha rilevato che lo straining, che può configurarsi anche tramite un atto isolato, rappresenta una forma attenuata di mobbing perché priva della continuità delle vessazioni ma sempre riconducibile all’art. 2087 c.c., sicché garantisce il risarcimento del danno al lavoratore leso anche in assenza dei tratti caratterizzanti il mobbing. Anche recentemente, la Corte ha ribadito che una situazione di stress può rappresentare fonte di risarcimento del danno subito dal lavoratore, ove emerga la colpa del datore di lavoro nella contribuzione causale alla creazione di un ambiente logorante e determinativo di ansia, come tale causativo di pregiudizio per la salute.
E’ stato, inoltre, sottolineato (Cass. n. 29101/2023 cit.) che -in relazione alla tutela della personalità morale del lavoratore, al di là della tassonomia e della qualificazione come mobbing e straining – quello che conta è che il fatto commesso, anche isolatamente, sia un fatto illecito ex art. 2087 cod. civ. da cui sia derivata la violazione di interessi protetti del lavoratore al più elevato livello dell’ordinamento, ovvero la sua integrità psicofisica, la dignità, l’identità personale, la partecipazione alla vita sociale e politica; la reiterazione, l’intensità del dolo, o altre qualificazioni della condotta sono elementi che possono incidere eventualmente sul quantum del risarcimento ma nessuna offesa ad interessi protetti al massimo livello costituzionale come quelli in discorso può restare senza la minima reazione e protezione rappresentata dal risarcimento del danno, a prescindere dal dolo o dalla colpa datoriale, come è proprio della responsabilità contrattuale in cui è invece il datore che deve dimostrare di aver ottemperato alle prescrizioni di sicurezza.
Pertanto, la particolare suscettibilità o sensibilità del lavoratore non esclude né il mobbing né lo straining se il datore consente un ambiente stressogeno e mette in atto comportamenti che, anche se non illegittimi, inducono disagio. Il diritto al risarcimento scatta a prescindere dalla volontà di emarginazione se il clima è mortificante o comunque non ideale per svolgere serenamente i compiti assegnati.
Risarcimento danno – Mobbing sentenza della Cassazione dell’1.12.2025
